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Sensibilità genetica agli effetti positivi dell’educazione alle relazioni

5th April 2022 - By Prof Michael Pluess & Prof Galena Rhoades

Sull’autore/autrice

Il professor Pluess è uno psicologo dello sviluppo e uno dei principali autori nel campo della sensibilità ambientale (Environmental Sensitivity) con competenze specifiche nello sviluppo e nella validazione delle misure per valutare la sensibilità, oltre ad aver contributio in modo significativo alle teorie della sensibilità ambientale. Conduce e coordina diversi progetti di ricerca sulla sensibilità.

La Professoressa Rhoades è una psicologa clinica e docente presso l’Università di Denver. È esperta in scienza delle relazioni e interventi relazionali. La sua ricerca mira ad indagare l’efficacia dei programmi di comunità. Gestisce inoltre programmi per sostenere le famiglie durante la gravidanza e il postpartum.

Riassunto

Le persone sensibili sono più influenzate dalle loro esperienze e la sensibilità ha una base genetica. Abbiamo testato se la sensibilità genetica predice la risposta a un programma di educazione relazionale. Abbiamo scoperto che gli individui con un’elevata sensibilità genetica sono migliorati maggiormente per quanto riguarda diversi aspetti relazionali, con effetti evidenti due anni dopo la conclusione di un programma di supporto alle relazioni.

Contesto teorico di riferimento

I problemi nelle relazioni di coppia possono avere effetti negativi sulla salute mentale e fisica. Ma la ricerca mostra che è possibile prevenire problemi di relazione comuni con programmi psicologici appositamente progettati.

Il Programma di Prevenzione ed Educazione alle Relazioni (PREP) è uno degli interventi più consolidati e testati per supportare le coppie nello sviluppo di importanti capacità relazionali. PREP è un programma relativamente breve che può essere erogato in appena 12 ore in due settimane e insegna ai partecipanti aspetti rilevanti delle relazioni come la comunicazione, la risoluzione dei problemi e il supporto emotivo attraverso una serie di attività coinvolgenti. Secondo studi empirici, PREP tende a migliorare le capacità comunicative e la qualità delle relazioni, prevenendo anche il divorzio.

Ciò che non è stato ancora studiato è se le persone sensibili traggano maggior beneficio dagli effetti positivi di tali interventi, anche se è ben noto che le persone differiscono sostanzialmente nella loro sensibilità: alcune sono generalmente più sensibili di altre sia alle esperienze negative che positive. È stato dimostrato che tali differenze individuali nella sensibilità hanno una base genetica.

Nel corso degli anni, un piccolo numero di singole varianti geniche con funzione biologica ben nota (cioè i cosiddetti geni candidati) sono state associate a differenze di sensibilità a esperienze sia negative che positive. Più recentemente, i progressi nella genetica molecolare hanno portato allo sviluppo di nuovi metodi che catturano anche associazioni genetiche molto piccole attraverso l’intero genoma (indipendentemente dal fatto che la funzione biologica della variante genica sia compresa o meno). Ciò si traduce in molte migliaia di associazioni genetiche che possono quindi essere riassunte nei cosiddetti punteggi poligenici.

Nel nostro studio (1) abbiamo deciso di indagare se le differenze nella sensibilità genetica predicono il grado in cui le persone beneficiano dell’intervento relazionale. Ci aspettavamo che gli individui geneticamente più sensibili avrebbero beneficiato più di quelli meno sensibili.

Disegno di ricerca

Al fine di testare l’influenza della sensibilità genetica sulla risposta all’intervento relazionale, abbiamo raccolto campioni genetici da coppie (che rappresentano 242 individui) che in precedenza hanno partecipato a un ampio studio randomizzato controllato (RCT) su PREP. Ciò significa che alcune delle coppie sono state assegnate in modo casuale a PREP e alcune a una condizione di controllo (senza effetti previsti sulla qualità della relazione).

Le coppie hanno riferito su una serie di aspetti relazionali prima e direttamente dopo la fine dell’intervento e poi ogni sei mesi per un massimo di due anni. Le misure includevano questionari sulla soddisfazione coniugale, le capacità comunicative, il legame positivo e il rischio di divorzio.

I campioni genetici raccolti (saliva) sono stati analizzati in laboratorio al fine di creare due diversi indicatori di sensibilità genetica. Nove varianti di geni candidati ben noti sono stati combinati per creare un punteggio poligenico del gene candidato. Inoltre, abbiamo anche creato un punteggio poligenico a livello di genoma che includeva quasi 65.000 varianti geniche.

Abbiamo quindi testato se questi punteggi poligenici per la sensibilità hanno influenzato la risposta a breve termine all’intervento e gli effetti a lungo termine sui diversi aspetti della qualità della relazione nei due anni successivi all’intervento.

Dato che gli studi genetici richiedono campioni di grandi dimensioni, abbiamo ripetuto le stesse analisi in uno studio indipendente con 160 individui. Abbiamo anche testato un punteggio poligenico più rigoroso a livello di genoma che includeva solo le 8.112 varianti geniche che erano più fortemente associate alla sensibilità.

Risultati principali

Abbiamo scoperto che il punteggio poligenico basato sui nove geni candidati non ha influenzato gli effetti dell’intervento PREP. Tuttavia, il punteggio poligenico a livello di genoma è stato associato a maggiori effetti del trattamento a lungo termine su tutti e quattro gli aspetti misurati della qualità della relazione.

Gli individui con una maggiore sensibilità genetica sono migliorati di più nella soddisfazione coniugale, nella comunicazione e nel legame positivo rispetto agli individui meno sensibili quando assegnati al gruppo PREP. Hanno anche mostrato un minore aumento del rischio di divorzio. Nella Figura 1 forniamo un’illustrazione grafica dei risultati per le abilità comunicative. Gli individui geneticamente sensibili che hanno frequentato PREP hanno mostrato un aumento delle capacità comunicative dopo PREP. Ma gli individui geneticamente sensibili nella condizione di controllo hanno mostrato una diminuzione. Gli individui con bassa sensibilità genetica hanno mostrato una riduzione delle capacità comunicative indipendentemente dal fatto che siano stati assegnati alla PREP o alla condizione di controllo. Ciò suggerisce che gli individui geneticamente sensibili hanno beneficiato maggiormente degli effetti positivi della PREP.

È interessante notare che la sensibilità genetica non ha previsto differenze nella risposta al trattamento subito dopo la partecipazione a PREP. Le differenze sono emerse solo nei due anni successivi all’intervento. Ciò potrebbe significare che gli effetti positivi iniziano lentamente ad emergere man mano che individui sensibili continuano ad applicare le competenze acquisite anche molto tempo dopo la fine del PREP.

Infine, risultati simili sono emersi nel secondo campione e quando si è utilizzato il punteggio poligenico genome-wide più rigoroso.

Conclusioni

Il nostro studio fornisce ulteriori prove che la sensibilità genetica influenza il grado in cui le persone beneficiano degli interventi psicologici. Secondo i nostri risultati, gli individui con una maggiore sensibilità genetica sembrano beneficiare significativamente di più da un programma di relazione rispetto a quelli con una sensibilità genetica inferiore. Ciò suggerisce che le persone geneticamente sensibili sono particolarmente adatte per tali programmi.

 

Figura 1

Cambiamenti nelle abilità comunicative per bassa e alta sensibilità a livello di genoma, separatamente per PREP e gruppo di controllo Il termine post fa riferimento agli effetti immediati a breve termine. Le linee riflettono la traiettoria dalla fase post intervento al follow-up due anni dopo.

Bibliografia

  1. Pluess, M., Rhoades, G., Keers, R., Knopp, K., Belsky, J., Markman, H., & Stanley, S. (2022). Genetic sensitivity predicts long-term psychological benefits of a relationship education program for married couples. Journal of Consulting and Clinical Psychology, doi:10.1037/ccp0000715