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La nascita della ricerca sull’alta sensibilità

7th November 2020 - By Elaine N. Aron

Sull’autore/autrice

Elaine N. Aron, Ph.D. studia il tratto della sensibilità dal 1990. Ha anche scritto, tra gli altri, il libro persone altamente sensibili (tradotto in 32 lingue), Il bambino altamente sensibile, Il genitore altamente sensibile, e la psicoterapia per persone altamente sensibili. Lei e suo marito sono anche ben noti per i loro studi sui rapporti di coppia

Riassunto

Lo studio dell’alta sensibilità è iniziato con la curiosità circa l’uso casuale del termine “sensibile” tra gli psicologi. Ha portato a interviste, e sulla base di questi, al questionario a 27 item Highly Sensitive Person. La scala Highly Sensitive Person comprende 27 item, o affermazioni, tra loro statisticamente associati, suggerendo un tratto innato sottostante.

Contesto teorico di riferimento

Il concetto di alta sensibilità nasce da un’ampia ricerca iniziata nel 1990 e infine pubblicata nel 1997, in una delle riviste più rispettate che pubblicano ricerche sulla personalità[1].

La ricerca è iniziata quando mi sono incuriosita circa l’uso del termine “sensibile” o “altamente sensibile” come descrittore casuale trovato in diversi casi di studio di pazienti. Facendo una ricerca in letteratura, ho trovato che il termine veniva utilizzato per riferirsi a individui plus-dotati e a genitori efficaci. Inoltre, qualcosa di simile è stato descritto in riferimento ai neonati di 3 mesi e in molte specie di animali.

Come è stato condotto lo studio

Anche se al giorno d’oggi non è comune iniziare una ricerca svolgendo interviste qualitative, questo approccio è stato a lungo raccomandato dai metodologi [2].

Lasciandomi guidare dalla mia curiosità, ho intervistato persone che si descrivevano come “altamente sensibili”, reclutate presso i corsi di studio in psicologia dell’Università della California, Santa Cruz; nella newsletter del personale del campus; e in un bollettino dell’associazione artistica locale. Ho reclutato coloro che si consideravano “altamente introversi” o “facilmente sopraffatti dalla stimolazione”.

Avevo utilizzato il termine introversione perché all’epoca (non ora) l’introversione era vista come una maggiore sensibilità agli stimoli, e pensavo che la sensibilità potesse essere semplicemente un altro termine per descrivere l’introversione.

Dopo aver intervistato i primi 30 che sembravano capire quello che stavo cercando, ho aggiunto al mio campione altre 10 persone, per rendere il totale ragionevolmente rappresentativo. Alla fine sono state intervistate 39 persone di cui 12 studenti, 17 uomini, e 30 single (8 dei quali divorziati). Una donna e un uomo erano omosessuali. Le età variavano dai 18 ai 66 anni, con almeno 4 per ogni decennio.

Interviste qualitative

Le interviste sono state di 2-3 ore, e sono iniziate con domande su come avevano interpretato la descrizione dell’annuncio della sensibilità, per poi passare da domande meno personali (ad esempio il loro intrattenimento preferito e ambienti preferiti) a domande più personali (primi ricordi, relazioni con i genitori, vita scolastica, amicizie, incontri e romanticismo o matrimonio, vita lavorativa e opinioni filosofiche o religiose).

Immediatamente dopo ogni intervista gli intervistati hanno risposto a un breve questionario sullo stile di attaccamento degli adulti [3], perché l’attaccamento a un caregiver nei primi anni di vita – sicuro, ansioso o evitante – può influenzare notevolmente il comportamento degli adulti. Hanno anche compilato il Myers Briggs Type Indicator [4], una misura di introversione.

Principali risultati

Ho scoperto che la metà aveva già ampiamente pensato al fatto di essere altamente sensibile. Per gli altri, era del tutto nuovo. Dei 38 che hanno compilato il questionario sull’attaccamento, 12 erano sicuri; 15 evitanti; 4, ambivalenti-ansiosi; e 5 erano indecisi. Dei 35 che hanno completato l’MBTI, 7 sono risultati estroversi, il che è stato sorprendente dal momento che avevo esplicitamente chiesto nell’annuncio la partecipazione degli introversi. Eppure erano chiaramente molto sensibili.

Coerentemente con l’impressione che la sensibilità sia ereditaria, ho potuto osservare una vasta gamma di storie personali, non un singolo modello. Molti hanno avuto una buona infanzia, hanno avuto generalmente successo, e hanno visto notevoli vantaggi derivare dalla loro sensibilità, anche se la loro vita era stata notevolmente modellata da essa. Quelli con un’infanzia peggiore stavano lottando di più nella vita e vedevano la loro sensibilità più come un problema o un difetto.

Sviluppo della prima misura di sensibilità

A questo punto mio marito, esperto di metodi statistici, ha collaborato con me per creare una misura di alta sensibilità basata su risposte comuni nelle interviste.

Ad esempio, “Ti capita di aver bisogno di ritirtarti durante giorni pieni…in un luogo dove puoi trovare.. sollievo dalla stimolazione? Altri esempi di descrittori della sensibilità scaturati dalle interviste erano l’essere sorprendentemente sensibili alla caffeina, ai rumori forti, al dolore e alla fame. Abbiamo anche incluso una serie di item circa l’introversione, le fatiche e difficoltà nell’infanzia, l’ansia e la depressione, per esplorrare il rapporto tra questi aspetti e la sensibilità.

Una buona misura deve cogliere una sola cosa, quindi abbiamo eliminato quelle affermazioni che non erano fortemente associate tra loro. Uno sguardo in più alla relazione con le altre variabili

Per raccogliere i dati necessari, abbiamo somministrato la misura a 1004 studenti universitari in 11 classi in tutto il paese, più 299 nella comunità di Santa Cruz raggiunta componendo numeri casuali al telefono.

Alla fine della ricerca, c’era ancora una grande varietà di elementi fortemente associati tra loro, che vanno da una ricca, complessa vita interiore ad essere nervoso quando si è oggetto di osservazione durante l’esecuzione di un compito.

Questa varietà indica un tratto di fondo che coinvolge molti aspetti della vita. E ogni elemento della scala della sensibilià a 27 item Highly Sensitive Person che era sopravvissuto a questo esame si basava sulle interviste.

Conclusioni generali

Per concludere, questa ricerca non ha “scoperto un nuovo tratto”, ma un tratto che aveva bisogno di un nome più preciso di “timidezza”, “neuroticismo”, “inibizione” o “introversione”. Né è stato fatto per scrivere un libro di auto-aiuto, che non era il mio piano iniziale, ma qualcosa che è nato in un secondo momento. Tutto è iniziato per semplice curiosità circa il nostro uso di una parola comune.

Bibliografia

  1. Aron, E.N. and A. Aron, Sensory-processing sensitivity and its relation to introversion and emotionality. J Pers Soc Psychol, 1997. 73(2): p. 345-68.
  2. Campbell, D.T., Social Research and Public Policies. 1975, Hanover, New Hampshire: University Press of New England.
  3. Hazan, C. and P.R. Shaver, Romantic Love Conceptualized as an Attachment Process. Journal of Personality and Social Psychology, 1987. 52: p. 511-524.
  4. Myers, I.B., The Myers-Briggs Type Indicator: Manual (1962). 1962: Counseling Psychologists Press.