Ricerca sulla sensibilità: passato, presente e futuro
16th April 2021 - By Professor Michael Pluess
Sull’autore/autrice
Michael Pluess è professore di psicologia dello sviluppo ed esperto di sensibilità nei bambini e negli adulti. Il suo contributo a livello teorico ed empirico nel campo della sensibilità è significativo, insieme al suo coinvolgimento nello sviluppo e nella validazione di misure di sensibilità. Michael è a capo di diversi progetti di ricerca sulla sensibilità in tutto il mondo.
Riassunto
La ricerca sulla sensibilità si è evoluta ed è cresciuta in modo sostanziale negli ultimi 25 anni. In questo blog descrivo e riassumo l’ampio lavoro di ricerca sulla sensibilità del passato (i primi 20 anni), del presente (gli ultimi 5 anni) e del futuro (i prossimi 10 anni).
Sebbene sia ancora considerato un concetto relativamente nuovo nel campo della psicologia, il tratto della sensibilità è stato attivamente oggetto di ricerca da parte di accademici e professionisti negli ultimi 25 anni. Pertanto, è il momento giusto per fare il punto su ciò che abbiamo imparato finora e su ciò che abbiamo ancora bisogno di indagare negli studi futuri.
Una migliore comprensione del perché e di come alcune persone sono più (e altre meno) sensibili è importante perché ci informerà sulle diverse capacità ed esigenze di persone con diversi livelli di sensibilità.
Le radici della ricerca sulla sensibilità risalgono infatti a 100 anni fa, ai primi giorni della psicoanalisi, quando lo psichiatra C.G. Jung propose come alcune persone siano caratterizzate da “una sensibilità innata” (1). Da allora, alcuni aspetti della sensibilità sono stati studiati sotto una terminologia diversa (ad esempio, introversione o inibizione del comportamento) in linee separate di ricerca in psicologia, ma è stato solo verso la metà degli anni ’90, quando sono emerse teorie più specifiche sulla sensibilità, che i ricercatori hanno iniziato a studiare la sensibilità come tratto a pieno titolo.
Queste nuove teorie suscitarono un ampio interesse, e stimolarono nuove ricerche. In quanto segue, tenterò di riassumere e descrivere questa piú recente linea di ricerca facendo riferimento a quanto fatto inpassato (1995-2015) e nel periodo presente (2015-2020), e di identificare le direzioni per la ricerca nel futuro (2020-2030).
Dato il gran numero di studi intrapresi nel corso di questo periodo (2), la sintesi che propongo non cerca di coprire tutti i vari contributi del settore, ma piuttosto evidenzia quelli più rilevanti ai fini del presente breve articolo.
Il passato: Descrizione della sensibilità e prime evidenze empiriche (1995-2015)
I primi 20 anni di ricerca sulla sensibilità si sono concentrati in gran parte sullo sviluppo della teoria psicologica sottostante. In effetti, è fondamentale avere una teoria solida a disposizione, prima di condurre ricerche empiriche per testarla e farla progredire.
Tre teorie indipendenti sviluppate da diversi ricercatori sono emerse più o meno nello stesso periodo come risposta all’osservazione clinica o alla ricerca accademica sullo sviluppo dei bambini. Le teorie in questione sono la Sensory Processing Sensitivity (SPS) di Elaine e Arthur Aron, la Differential Susceptibility (DS) di Jay Belsky, e la Biological Sensitivity to Context (BSC) di Tom Boyce e Bruce Ellis.
Il filo conduttore condiviso da queste teorie è costituito dal fatto che tutte suggeriscono come alcune persone siano particolarmente influenzate da ciò che sperimentano.
Durante le prime fasi di sviluppo della ricerca sulla sensibilità, gli studi si sono concentrati strettamente sugli aspetti specifici di ciascuna di queste prospettive teoriche, come ad esempio i meccanismi considerati alla base della sensibilità. Ad esempio, la ricerca ispirata dalla teoria SPS si è concentrata principalmente sulla personalità negli adulti, la ricerca ispirata dalla DS si è concentrata sul temperamento infantile, e la ricerca ispirata dalla teoria BSC si è concentrata sulla reattività fisiologica dello stress nei bambini.
Un importante contributo iniziale è stato lo sviluppo di una misura self-report della sensibilità per gli adulti nota come scala HSP (Highly Sensitive Person). Ciò ha spianato la strada a un gran numero di studi successivi che hanno esaminato come la sensibilità fosse correlata ad altri tratti individuali, come l’introversione.
Mentre la ricerca empirica relativa all’SPS riguardava principalmente studi trasversali e coinvolgeva campioni di adulti, la ricerca ispirata dalla DS e BSC presentava prevalentemente studi longitudinali e coinvolgeva campioni di bambini dalla prima infanzia all’adolescenza.
Durante questo periodo, un numero crescente di studi fornì prove empiriche sempre più forti per il concetto di sensibilità, con primi studi che esploravano anche la funzione cerebrale e la genetica della sensibilità.
Il presente: perfezionamento della teoria ed espansione della ricerca (2015-2020)
Gli ultimi cinque anni di ricerca sulla sensibilità sono stati connotati dal perfezionamento e consolidamento delle teorie alla base del costrutto, e dall’ampliamento e dall’espansione della ricerca empirica, consentendo una comprensione più profonda delle componenti psicologiche, fisiologiche e genetiche della sensibilità.
Le varie teorie e costrutti sono stati combinati in un più ampio quadro integrato di sensibilità ambientale (ES) da Michael Pluess (3,4).
Sono stati sviluppati nuovi modi di misurare la sensibilità nei bambini e negli adolescenti, incluso misure di valutazione basate sull’osservazione comportamentale da parte di esperti formati sul metodo.
Fino a questo periodo, diverse teorie tendevano a distinguere tra due gruppi di persone: quelle altamente sensibili e quelle che non lo sono.
Tuttavia, nuovi studi su campioni molto più grandi hanno portato alla scoperta che la sensibilità dovrebbe essere considerata lungo un continuum (tutti sono sensibili in una certa misura) e che le persone possono essere classificate in tre gruppi di sensibilità: basso, medio o alto. Questi gruppi sono stati etichettati come bocche di leone, tulipani e orchidee.
Durante questo periodo sono stati compiuti progressi significativi anche per quanto riguarda la comprensione della relazione che esiste tra sensibilità e altri tratti comuni della personalità, portando all’individuazione di uno specifico profilo di personalità alla base della sensibilità.
In particolare, la ricerca ha scoperto che la sensibilità è caratterizzata da livelli piú alti di neurotismo e apertura alle esperienze, con l’introversione che gioca un ruolo minore di quanto precedentemente ipotizzato.
In relazione alle neuroscienze della sensibilità, la struttura e la funzione di diverse regioni cerebrali, come l’ippocampo e l’amigdala, sono state individuate giocare un ruolo importante.
L’accesso a nuove misure e a campioni più grandi ha anche permesso progressi sostanziali nella nostra comprensione del ruolo della genetica della sensibilità, con studi che hanno scoperto che circa il 50% delle differenze tra gli individui può essere spiegato da fattori genetici. Inoltre, la ricerca ha mostrato come questi fattori genetici sono ampiamente distribuiti su tutto il genoma piuttosto che riflettere un singolo “gene di sensibilità”.
La ricerca empirica ha continuato ad evolversi ed espandersi in diversi luoghi geografici, attraverso diverse culture e contesti al di fuori degli Stati Uniti e del Regno Unito, come in Italia, in Belgio, in Germania, in Libano, in Giappone e Sudafrica, per citare solo alcuni esempi.
Infine, aspetto degno di nota, i progetti di ricerca sono diventati progressivamente piú forti e robusti in questo periodo, adottando approcci più sperimentali e disegni di ricerca longitudinali. Hanno anche studiato sempre più la sensibilità in risposta a esperienze positive piuttosto che concentrarsi su quelle prevalentemente negative, evidenziando i numerosi benefici dell’alta sensibilità.
Il futuro: misurazione, biologia e sviluppo durante il ciclo di vita (2020-2030)
Sebbene negli ultimi 20 anni si siano compiuti progressi significativi nella ricerca sulla sensibilità, le nostre attuali conoscenze hanno diverse lacune che devono essere affrontate nella ricerca futura.
Tra questi c’è la questione di come esattamente la sensibilità si sviluppi nel tempo e se sia data e definita nell’infanzia o se possa svilupparsi ulteriormente in età adulta.
Per indagare questo aspetto, abbiamo bisogno di continuare a migliorare la nostra capacità di misurare con precisione la sensibilità, di identificare e catturare le caratteristiche più essenziali della sensibilità.
Idealmente, tali misure saranno oggettive, applicabili a persone di diverse età e culture, e includeranno componenti biologiche della sensibilità.
Mentre ci sono stati alcuni progressi iniziali nella nostra comprensione della base biologica della sensibilità, è necessario molto più lavoro con particolare attenzione alle neuroscienze, alla fisiologia e alla genetica. Studi neuroscientifici e fisiologici attentamente pianificati sono fondamentali per far progredire la nostra comprensione della sensibilità.
Tuttavia, gli studi genetici possono essere più difficili da intraprendere dato che richiedono campioni di dimensioni molto grandi > (100.000 persone). Infine, una migliore misurazione della sensibilità è anche vitale per far progredire la nostra comprensione della relazione tra sensibilità e salute mentale.
Conclusioni
I semi delle prime ricerche sulla sensibilità, seminati 25 anni fa, sono germogliati e cresciuti dando vita a un albero solido. Con un numero crescente di colleghi in tutto il mondo che uniscono i loro sforzi di ricerca, è probabile che questo albero cresca in modo sostanziale nei prossimi 10 anni.
Allo stesso tempo, la sensibilità ha anche guadagnato una maggiore attenzione agli occhi del pubblico, come evidenziato dal crescente numero di libri, blog e dalla crescente copertura mediatica sull’argomento.
In breve, questi sono tempi emozionanti per la ricerca sulla sensibilità! Anche se abbiamo già fatto molta strada, il viaggio continua ed è molto probabilmente pieno di scoperte entusiasmanti.
Per informazioni e aggiornamenti sulle ultime ricerche e per accedere ai questionari self-report sulla sensibilità online, continua a visitare il nostro sito web https://sensitivityresearch.com/ che è gestito da un gruppo di ricercatori dedicati a condividere conoscenze affidabili sul tratto umano della sensibilità.
Bibliografia
- C. G. Jung, (1913). The theory of psychoanalysis. Psychoanalytic Review, 1(1), 1-40.
- Greven, C. U., Lionetti, F., Booth, C., Aron, E. N., Fox, E., Schendan, H. E., . . J. Homberg (2019). Sensory Processing Sensitivity in the context of Environmental Sensitivity: A critical review and development of research agenda.Neuroscience and Biobehavioral Reviews, 98, 287-305. doi:10.1016/j.neubiorev.2019.01.009
- M. Pluess (2015). Individual Differences in Environmental Sensitivity. Child Development Perspectives, 9(3), 138-143. doi:10.1111/cdep.12120
- 4. Pluess, M., Lionetti, F., Aron, E., & Aron, A. (2020). People Differ in their Sensitivity to the Environment: An Integrated Theory and Empirical Evidence. PsyArXiv