Salta al contenuto

Risposta cerebrale delle persone sensibili alle immagini emotive

10th November 2020 - By Jadzia Jagiellowicz , BA (Psych), BEd, MA/PhD (Psych)

Sull’autore/autrice

La dott.ssa Jagiellowicz ha conseguito il suo MA/PhD (Psicologia) presso la Stony Brook University, negli Stati Uniti, sotto la supervisione di Elaine e Arthur Aron. I suoi interessi di ricerca includono lo studio dei correlati cerebrali e genetici della sensibilità (Sensory Processing Sensitivity - SPS), la relazione tra SPS ed emotività, SPS e salute, SPS e cognizione (stili di pensiero), così come l’interazione geni - ambiente.

Fornisce anche un tutoraggio individuale a distanza per le Persone Altamente Sensibili (HSP) in tutto il mondo ( vedi www.highlysensitivesociety.com).

Riassunto

In risposta ad immagini a contenuto emotivo, le persone altamente sensibili evidenziano attività cerebrale in aree associate all’elaborazione della ricompensa, alla memoria emotiva, alla vigilanza/paura, all’apprendimento, all’omeostasi, alla consapevolezza, al pensiero riflessivo e all’integrazione delle informazioni[1].

Obiettivo dello studio

Questo studio ha esaminato la relazione tra l’attività cerebrale e le risposte ad immagini a carattere emotivo negli adulti ad alta sensibilità (SPS) e come questa relazione fosse influenzata dalla qualità dell’ambiente di crescita di questi adulti quando erano bambini.

Come è stato condotto lo studio

Quattordici donne (di età compresa tra i 18 e i 25 anni) hanno esaminato immagini positive, negative e neutre mentre si trovavano in uno scanner cerebrale (fMRI). Hanno anche completato la scala Highly Sensitive Person (HSP) per misurare la loro sensibilità; una scala per valutare il neuroticismo (ansia e depressione di basso grado); e varie scale che misurano il tipo di genitorialità che ricordavano di aver ricevuto durante l’infanzia.

Risultati principali

Ricompensa/Motivazione

Quando hanno visto immagini positive, le persone sensibili, rispetto a quelle meno sensibili, hanno mostrato maggior attivazione nelle aree cerebrali responsabili della ricompensa e della motivazione (area tegmentale ventrale, e substantia nigra), e questo era ancora più evidente per le persone sensibili che avevano fatto esperienza di genitori supportivi durante l’infanzia.

Sia l’area tegmentale ventrale che la substantia nigra sono i principali siti per la dopamina, il trasmettitore neurochimico associato con la motivazione e con altre spinte connesse alla sopravvivenza come l’alimentazione e l’attività sessuale.

Questa associazione tra SPS e aree connesse alla dopamina sostiene la premessa che la sensibilità, o Sensory Processing Sensitivity, è una delle diverse strategie che possono contribuire a promuovere la sopravvivenza della specie attraverso una più profonda elaborazione di stimoli ambientali e una migliore apprendimento e memorizzazione delle associazioni tra stimoli ed emozioni. Questo vuol dire che una volta che vi sia stata esperienza di una determinata situazione, le decisioni e i comportamenti fatti in quel momento possono essere recuperati e ripetuti in una situazione futura simile.

Paura e vigilanza

Quando le persone sensibili hanno visto immagini negative, hanno avuto più attivazione in un’area del cervello responsabile della paura e della vigilanza (amigdala). Tuttavia, se le persone sensibili hanno avuto un’infanzia di supporto, insieme all’amigdala veniva attivata anche un’area implicata nella regolazione emotiva. ossia la corteccia prefrontale dorsolaterale.

Memoria emotiva

Sia che si tratti di immagini positive o negative, il cervello delle persone sensibili era anche più attivo nelle aree associate alla memorizzazione di ricordi emotivi (corteccia entorinale / ippocampo), e in quelle implicate nel mantenere un ambiente interno stabile e un adeguato equilibrio energetico nel corpo (ipotalamo).

L’ipotalamo svolge un ruolo essenziale nel controllo dello stress, nel metabolismo, nella crescita, nei comportamenti sessuali, nella risposta immunitaria, nel funzionamento gastrointestinale, nella respirazione, e nel sonno, tra gli altri comportamenti.

Come parte della sua funzione di controllo dello stress, rilascia cortisolo per migliorare il consolidamento della memoria emotiva. L’ipotalamo mostra anche una maggiore connettività con le aree emotive (l’amigdala) e le aree di memoria (l’ippocampo), in risposta agli stimoli emotivi.

Questi risultati supportano l’evidenza comportamentale che l’attivazione o arousal emotivo, in combinazione con la memoria, può facilitare l’elaborazione profonda delle informazioni pertinenti in entrata, una delle principali caratteristiche della sensibilità.

Elaborazione più approfondita delle informazioni

I nostri risultati hanno anche rivelato che un circuito cerebrale chiamato “default netowrk” era più attivo nelle persone sensibili quando hanno visto sia immagini positive che negative.

Il default network include il precuneo, le regioni parietali e temporali e la giunzione temporo-parietale (l’area in cui si incontrano i lobi temporali e parietali).

Queste aree sono coinvolte nel pensiero profondo e attento ai dettagli, nel linguaggio e nell’uso di input multisensoriali per dare un senso al momento presente e agli stimoli pertinenti.

I ricercatori ritengono che il default network sia associato a un livello basale di attività cerebrale quando il cervello è a riposo, cioè non concentrato su un compito specifico.

Così, la nostra ricerca suggerisce che le persone sensibili elaborano gli input che raggiungono il cervello in modo più profondo, anche quando i loro cervelli sono a riposo. Non c’è quindi da stupirsi del fatto che si sentano più facilmente sopraffatti, rispetto agli individui meno sensibili, quando hanno bisogno di elaborare più informazioni!

Risvolti applicativi

Questi risultati forniscono supporto alle teorie che propongono che alcuni individui sono altamente sensibili agli effetti del loro ambiente.

Ad esempio, nelle persone sensibili che hanno avuto genitori supportivi si sono attivate aree del cervello implicate nella regolazione emotiva, così come nella vigilanza/paura (amigdala), durante la visualizzazione di immagini negative. Tali risultati suggeriscono che le persone sensibili con genitori supportivi potrebbero aver appreso nella relazione con i loro genitori a regolare la paura e lo stato di vigilanza (attive a livello dell’amigdala) utilizzando un’area del cervello responsabile del pensiero riflessivo e dell’autoregolazione.

Questi risultati descrivono anche i meccanismi cerebrali attraverso i quali la sensibilità (Sensory Processing Sensitivity) e le condizioni ambientali (come la qualità della genitorialità durante l’infanzia) influenzano i risultati a lungo termine, vale a dire attraverso i circuiti che mediano l’umore (e il senso di ricompensa), il pensiero più profondo, l’autoregolazione, il pensiero riflessivo, il pensiero di sé e degli altri e la consapevolezza.

Risulta interessante osservare come questi circuiti siano i principali target degli interventi di mindfulness, di yoga e delle pratiche meditative, suggerendo così almeno una via tramite cui si possono superare gli effetti delle esperienze negative e dello stress. Altre tecniche includono interventi comportamentali come dimostrato da almeno uno studio che ha coinvolto un gruppo di pre-adolescenti [2], in cui, a differenza delle ragazze meno sensibili, le ragazze altamente sensibili hanno mostrato di beneficiare di un intervento di riduzione della depressione anche a un anno di distanza.

Bibliografia

  1. Acevedo, B.P., et al., Sensory Processing Sensitivity and childhood quality’s effects on neural responses to emotional stimuli. Clinical Neuropsychiatry, 2017. 14(6): p. 359-373.
  2. Pluess, M. and I. Boniwell, Sensory-Processing Sensitivity predicts treatment response to a school-based depression prevention program: Evidence of Vantage Sensitivity. Personality and Individual Differences, 2015. 82(0): p. 40-45.